Federico Alessio
Pomeriggio di fine estate, incontriamo Federico Alessio, quarantenne sommelier, blogger e, soprattutto, scrittore; ama definirsi un instancabile esploratore di cantine e assaggiatore. E quale miglior location per parlare di libri e di vino se non uno dei caffè storici di Trieste, punto di riferimento per la cultura cittadina, il Caffè San Marco.
Ordiniamo due Prosecchi di Paladin DOC millesimato extra dry, mentre sul tavolino fa bella mostra di sé “Cuore di pietra”, l’ultima fatica letteraria di Federico, edito da Hammerle Editori; un viaggio nell’anima dei vini del Carso triestino “… attraverso una serie di incontri con gli uomini e le aziende che da generazioni con sapienza e passione, producono la Malvasia istriana, la Vitoska, il Refosco e il Terrano”, così sulla quarta di copertina.
Un lavoro tanto pregevole per gli esperti (soprattutto per la divisione del Carso in zone e relative caratteristiche di terroir), quanto interessante e divertente per i neofiti, che possono cimentarsi in un viaggio che da Roiano esplora enoicamente tutto il Carso, con curiosità, aneddoti e consigli su come e cosa bere.
Federico, partiamo dall’inizio: perché la scelta di scrivere?
“Scrivo da sempre, è una mia passione, mi piace; ho scritto moltissime cose mai pubblicate, finché grazie a una particolare alchimia, è nato “Cuore di Pietra”. Mi sto dedicando anche alla narrativa e, visto che qualcuno inizia anche ad apprezzare la mia scrittura, io continuo.”
Qual è il tuo obiettivo?
“Fin da quando sono entrato nel mondo del vino ho capito che non mi sarebbe mai interessato lavorare come sommelier. Ho dietro le spalle un lungo lavoro sulla comunicazione che per me è essenziale. Sui social c’è tanta superficialità e, soprattutto riguardo i vini delle nostre terre, c’è poca informazione. Credo che la gente non si accontenti solo di berli ma nutra il desiderio di sapere cosa ci sia dietro. Voglio comunicare, raccontare le mie esperienze e mi piace farlo scrivendo.
La cosa che ho più apprezzato nel tuo libro è la divisione del Carso in zone e sottozone (mi interrompe)
“Credo molto in queste divisioni, molto più di tanti produttori.”
Il concetto di terroir fa paura?
“Non lo so, penso ci sia il timore di far nascere degli screzi esaltando una zona piuttosto che un’altra. C’è un sottile equilibrio sotterraneo tra tutti i produttori del Carso. Dobbiamo scrollarci da dosso la visione sacra del vigneron, loro fanno il vino e noi lo raccontiamo. Visito decine e decine di cantine ogni anno e tutti sono convinti di fare il vino più buono; la divisione in zone è importante e non è solo una questione di terroir.
Qual è la zona che senti di più?
“Il Breg è una zona che ho molto promosso. La sento perchè sento le persone, i produttori sono più aperti, socievoli. In Carso sono gentili ma mantengono le distanze, mentre nel Breg c’è una interazione maggiore, c’è più calore, ci si sente a casa.
E parlando di vini?
“A mio parere i vini di Prepotto appartengono a una categoria superiore. Le bottiglie di Kante, Zidarich, Škerk, Lupinc hanno una qualità particolare. Anche Matej Skerlj a Sales (un po’ più nell’entroterra rispetto al cru di Prepotto) fa dei vini fantastici; quando riesci a berli però (sorride). Le bottiglie sono poche e in buona parte già prenotate, anche all’estero.”
Con perfetto tempismo arrivano i due Prosecchi e per un attimo ci lasciamo rapire dallo spiccato fruttato con note che ricordano chiaramente e tipicamente la mela, la pera e un delicato profumo di agrumi. Un vino perfetto per questo pomeriggio estivo, sapido e persistente, piacevolmente brioso e leggero.
Torniamo a “Cuore di pietra”, vi ho trovato spesso dei riferimenti a “Elogio dell’invecchiamento”. Andrea Scanzi è un maestro?
“Se non propio un maestro, di certo un buon punto di riferimento. I suoi libri (“Elogio dell’invecchiamento” e “Il vino degli altri”) sono una sorta di Bibbia, anche se ultimamente ho imparato ad apprezzare ancor di più Nossiter. Adoro Cernilli (alias Doctor Wine), scrive veramente bene.
Verso la fine del libro, paragoni la Malvasia, la Vitovska e il Terrano a tre donne. Il Terrano è donna?
“Il Terrano è un’uva maschia, e l’ho descritta come una donna aspra e rissosa con una natura da educare. Potrei innamorarmi di (una) Terrano come Škerk riserva 2011. Il Terrano devi domarlo, devi addomesticarlo. È un’uva semplice con un’acidità che non deve essere ammorbidita ma bilanciata. Bisogna renderlo più intrigante. Ma tanti non lo capiscono e credono che debba rimanere sempre cosi aggressivo.
Descrivi la Vitovska e dici di amarla per il suo corpo esile e flessuoso, tagliente come una lama di pietra, mentre la Malvasia?
“Ho imparato ad amare e apprezzare la Malvasia e oggi forse mi piace più della Vitovska. La Malvasia ha forse meno eleganza rispetto la Vitovska ma ha tanta più potenzialità. In Carso è più acida e delicata, nell’Istria baciata dal sole è grassa e ricca di corpo (questione di terroir).
E dunque?
“La Malvasia di Zidarich nelle annate giuste (e per chi fa macerati l’annata è molto importante) è, a mi modesto parere, la migliore.”
Usciamo per un attimo dalle nostre terre. Tra la finezza di un Pinot nero e la potenza di un Amarone?
“Scelgo l’Amarone. Non ho bevuto tanti Pinot nero di Borgogna ma diversi sud tirolesi, americani e sloveni. Per questo vitigno non è scattato il colpo di fulmine mentre la scintilla si è accesa con l’Amarone. Quando non degusto vini sloveni per lavoro mi piacciono i vini della Valpolicella.
Sono potenti e austeri con qualcosa di decadente di seduttivo. Non amo i sentori di fragola e ciliegia, prediligo i rossi con note scure, di prugna, austeri e potenti. Amo particolarmente i grandi rossi dell’Istria slovena, perchè riescono a fondere una grande potenza e complessità a una certa intriganza e seducenza di fondo.
Piemonte o toscana?
Piemonte, Barolo e Barbaresco sono unici. Come Scanzi che è toscano ma sta coi piemontesi.
Federico, siamo arrivati alla fine e ti faccio la domanda di rito: quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Per quanto riguarda l’aspetto editoriale uscirà nelle librerie a breve l’edizione ampliata di
“Cuore di pietra”. Ci saranno cinque nuove cantine e due nuove interviste a due personaggi del panorama nostrano. È pronta, ed uscirà a breve, anche una guida sul vino nell’Istria slovena. Ha un taglio prettamente turistico ed è scritta in tedesco e italiano.
Continuo con grande soddisfazione a curare il mio blog che mi dà tanto da faticare. Sto preparando nuovi eventi come il secondo “blind contest” che a detta di tutti i suoi partecipanti e
è stata una bellissima esperienza ,stimolante e arricchente da tanti punti di vista. Adesso mi è venuto il pallino dei vini naturali e biodinamici. Ci sarà qualche sorpresa…..
Grazie Federico, sai raccontare con passione le tue esperienze, i tuoi punti di vista, senza farti condizionare dalle storie e della opinioni degli altri. Chapeau e ricambio l’augurio di bere sempre meglio.
L’intervista è finita ma nessuno dei due ha voglia di alzarsi. Continuiamo a parlare di vino e a bere Prosecco.
Il Vino è emozione. G. Lescovelli – Docet
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